venerdì 24 giugno 2011

Gli spot dei ragazzi della 3B dell'Istituto Comprensivo di Gonnesa - 11

Spot n.11 -

Gli spot dei ragazzi della 3B dell'Istituto Comprensivo di Gonnesa - 10

Spot n.10 -

Gli spot dei ragazzi della 3B dell'Istituto Comprensivo di Gonnesa - 9

Spot n. 9 - L'alcol rende stupidi

Gli spot dei ragazzi della 3B dell'Istituto Comprensivo di Gonnesa - 8

Spot n. 8

Gli spot dei ragazzi della 3B dell'Istituto Comprensivo di Gonnesa - 7

Spot n. 7 -

Gli spot dei ragazzi della 3B dell'Istituto Comprensivo di Gonnesa - 6

Spot n. 6 - Gioca con la bottiglia ma non giocare con l'alcol

Gli spot dei ragazzi della 3B dell'Istituto Comprensivo di Gonnesa - 5

Spot n. 5 - Redemption song

Gli spot dei ragazzi della 3B dell'Istituto Comprensivo di Gonnesa - 4

Spot n. 4 - Sarà l'alcol a bere voi alla fine

Gli spot dei ragazzi della 3B dell'Istituto Comprensivo di Gonnesa - 3 -

Spot n. 3 - Non entrare nel tunnel dell'alcol

Gli spot dei ragazzi della 3B dell'Istituto Comprensivo di Gonnesa - 2 -

Spot n.2 Crea il tuo futuro senza l'alcol

Gli spot dei ragazzi della 3B dell'Istituto Comprensivo di Gonnesa - 1 -

Spot n.1 Non affogare nell'alcol

martedì 21 giugno 2011

Lo spot dei ragazzi della IV H del Liceo Classico Siotto Pintor di Cagliari


Scheda di presentazione dell'attività svolta nei suoi vari momenti

1. La fase di progettazione e creazione dello spot

Ci siamo preliminarmente confrontati come gruppo classe su alcune domande: perchè un adolescente abusa dell'alcol? Che cosa ricerca veramente? In quali situazioni o ambienti è più facile cadere nell'alcolismo? Cosa o chi può aiutare veramente il giovane a non "farsi fregare"? In base alle risposte messe tra noi in circolo abbiamo pensato a uno spot che concretizzasse queste nostre riflessioni e fosse in modo efficace dissuadente nei confronti di chi è tentato dall'abuso dell'alcol. Abbiamo trovato in un angolo della scuola e tra i nostri stessi compagni il luogo e gli attori giusti per la realizzazione dello spot.

2. I contenuti

Sappiamo che l'adolescenza è un periodo della vita in cui la persona è particolarmente esposta a scelte comportamentali sbagliate a causa di una fragilità psicologica propria di questa età. Attraverso lo spot vogliamo dire che la solitudine, la noia, la tristezza, le difficoltà del quotidiano sono problemi che colpiscono l'adolescente come tutti. Ma a differenza di chi, magari anche amici ed amiche, cerca di risolverli fuggendoli o annegandoli nell'alcol, bisogna avere la forza di fermarsi un attimo a riflettere per capire che si sta sbagliando. Bisogna cercare dentro di sè o altrove la soluzione buona per noi, non lasciandosi "fregare" e ingannare dall'alcol.

3. I destinatari

I destinatari sono soprattutto i nostri coetanei.

4. Le risorse individuate come promotrici della formazione

Nello spot abbiamo individuato nell'amico o nel gruppo di amici la principale risorsa per la formazione di una mentalità che aiuti il giovane a non cadere nella trappola dell'alcolismo. L'amico o il gruppo di amici possono infatti condizionare in modo negativo le proprie scelte comportamentali, ma anche in positivo sono essi soprattutto l'antidoto alla tristezza, alla solitudine, al tempo libero vissuto in modo disordinato. Spesso, talvolta anche più dei genitori e della scuola, è solo nell'amico che si trova l'ambito giusto per essere ascolati, capiti, aiutati e poter risolvere i propri problemi.

I ragazzi della IVH del Liceo Classico "Siotto Pintor" di Cagliari:

- Ilaria Basciu
- Martina Bullita
- Claudia Carta
- Gianmarco Carta
- Giulia Fenu
- Lorenzo Floris
- Matteo Floris
- Francesco Golino
- Enrico Marongiu
- Francesca Meloni
- Francesca Moica
- Andrea Mulas
- Matteo Simone Musio
- Martina Nieddu
- Alessia Pintor
- Angelo Pispisa
- Matteo Pusceddu
- Martina Anna Savarino
- Giulia Serra
- Aurora Vacca

Docenti responsabili

Italo Montisci
Concetta Foddis
Giuseppina Tamponi
Leonarda Tardia

lunedì 20 giugno 2011

Alterazioni di coscienza

< ..e giunsero presso i lotofagi. Nessuno cercò di far loro del male, ma ebbero in dono come cibo il fiore di loto. E appena qualcuno mangiava il dolcissimo frutto, più non voleva tornare a dirmi qualcosa, ma là amava restare con il cibo di loto, senza più amore al ritorno.E allora piangenti li trascinai alle navi, e dentro i banchi, li feci legare. Poi dissi agli altri diletti compagni di salire sopra le navi, perché più nessuno potesse mangiare del loto e dimenticare il ritorno...>
(Omero, Odissea)

Il tentativo dell’uomo di alterare lo stato di coscienza attraverso l’utilizzo di sostanze di vario tipo non è certo nuovo, è un modello comportamentale antico quanto l’uomo. Oggi ci sono lotofagi che utilizzano forme differenti per raggiungere gli stessi obiettivi.
Il bisogno di alleviare il dolore, fisico e/o psicologico, migliorare l’umore, amplificare le percezioni sono spesso la spinta a fare uso di droghe, tabacco e alcol, ma il cercare una strada di questo tipo non porta alla soluzione dei problemi, piuttosto crea una sorta di inganno: allontana, sfuma, o amplifica le emozioni senza permettere di viverle per quello che realmente sono.
Per molto tempo abbiamo accettato il dominio del dualismo cartesiano: res cogitans e res extensa come due opposti tra i quali non c’è comunicazione. Le neuroscienze ci hanno di recente permesso di comprendere che non esiste un pensiero puro, una razionalità non influenzata da emozioni e sentimenti. Secondo Antonio Damasio la nostra mente non è affatto strutturata come un computer che utilizza un elenco di argomentazioni in suo possesso e poi opera una scelta razionale. La mente umana è invece più rapida e meno precisa di un pc, il processo è dato dalla considerazione del peso emotivo legato alle nostre esperienze precedenti, e porta poi ad una risposta sotto forma di una sensazione viscerale. L’errore di Cartesio è stato quello di non avere capito la connessione e l’interdipendenza tra la razionalità e la regolazione biologica e che le emozioni e i sentimenti possono condizionare fortemente e a volte in modo inconscio le nostre credenze e le nostre scelte.

giovedì 9 giugno 2011

I paradisi artificiali

"Il vino è simile all'uomo: non si sa mai fino a che punto si possa stimarlo o disprezzarlo, amarlo o odiarlo, né di quante azioni sublimi o mostruosi misfatti sia capace. Non siamo dunque più crudeli con lui che con noi stessi, e trattiamolo come un nostro pari."
C. Baudelaire

Il vino è una figura ricorrente nel lavoro di Baudelaire, compare in differenti punti della sua opera.
Viene utilizzato come metafora che permette lo scivolamento attraverso le “corrispondenze”, ovvero le analogie simboliche tipiche della sua poesia.
La citazione riportata sopra è un estratto de “I paradisi artificiali”, una raccolta di brevi saggi che contengono riflessioni sul vino, l’hashish e altre droghe.
Gli scritti di Baudelaire sono certamente influenzati dall’esperienza personale, ma anche dall’opera di altri autori (le “Confessioni di un mangiatore d’oppio” di De Quincey.
Per l’autore l’ebbrezza è uno stato indispensabile per la creazione poetica, una condizione che permette di andare oltre la banale quotidianità per raggiungere la libertà interiore. Per questo il Poeta si spinge nella sperimentazione di differenti tipi di droghe, ma a poco a poco se ne distacca, non ritenendole all’altezza del compito. Per lui, infatti, l’uomo “che non accetta le condizioni della vita vende l’anima a qualche demone”.
Il fatto di avere scritto su questi temi non fa di Baudelaire un cultore delle droghe, egli, infatti sostiene che il punto centrale non siano le sostanze in sé, ma il tipo di uso che se ne fa e, soprattutto il tipo di utilizzatore. Dalla sua posizione di “artista aristocratico” sostiene che gli effetti sarebbero positivi soltanto per gli “spiriti artistici e filosofici”, per il popolo sarebbero invece socialmente negativi perché non farebbero che amplificarne i vizi.
Il vino in sé non è né buono né cattivo, ma ha la funzione di amplificare la personalità di chi lo beve, esaltando le caratteristiche umane, vizi o virtù che siano.