giovedì 9 giugno 2011

I paradisi artificiali

"Il vino è simile all'uomo: non si sa mai fino a che punto si possa stimarlo o disprezzarlo, amarlo o odiarlo, né di quante azioni sublimi o mostruosi misfatti sia capace. Non siamo dunque più crudeli con lui che con noi stessi, e trattiamolo come un nostro pari."
C. Baudelaire

Il vino è una figura ricorrente nel lavoro di Baudelaire, compare in differenti punti della sua opera.
Viene utilizzato come metafora che permette lo scivolamento attraverso le “corrispondenze”, ovvero le analogie simboliche tipiche della sua poesia.
La citazione riportata sopra è un estratto de “I paradisi artificiali”, una raccolta di brevi saggi che contengono riflessioni sul vino, l’hashish e altre droghe.
Gli scritti di Baudelaire sono certamente influenzati dall’esperienza personale, ma anche dall’opera di altri autori (le “Confessioni di un mangiatore d’oppio” di De Quincey.
Per l’autore l’ebbrezza è uno stato indispensabile per la creazione poetica, una condizione che permette di andare oltre la banale quotidianità per raggiungere la libertà interiore. Per questo il Poeta si spinge nella sperimentazione di differenti tipi di droghe, ma a poco a poco se ne distacca, non ritenendole all’altezza del compito. Per lui, infatti, l’uomo “che non accetta le condizioni della vita vende l’anima a qualche demone”.
Il fatto di avere scritto su questi temi non fa di Baudelaire un cultore delle droghe, egli, infatti sostiene che il punto centrale non siano le sostanze in sé, ma il tipo di uso che se ne fa e, soprattutto il tipo di utilizzatore. Dalla sua posizione di “artista aristocratico” sostiene che gli effetti sarebbero positivi soltanto per gli “spiriti artistici e filosofici”, per il popolo sarebbero invece socialmente negativi perché non farebbero che amplificarne i vizi.
Il vino in sé non è né buono né cattivo, ma ha la funzione di amplificare la personalità di chi lo beve, esaltando le caratteristiche umane, vizi o virtù che siano.

2 commenti:

  1. Mio suocero la pensava più o meno come Baudelaire. Diceva che ogni bevitore(esclusivamente di vino) ha in testa un certo numero di sediette su cui vanno a "sedersi"tranquillamente i bicchierini bevuti;
    finchè ci sono sedie tutto va bene, ma appena arriva il primo bicchiere che non trova posto avviene il patatrac:tutte le sedie e i bicchieri si rovesciano ed è il caos; l'uomo passa dalla categoria"homo"a quella di"imbriagu";
    d'ora in poi, fino a "iscrudare", parlerà e agirà il vino.
    Conclusione:
    è importante conoscersi anche per sapere di quante sediette si è in possesso.
    mater

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  2. Conoscere il numero di sediette di cui si è in possesso è certo fondamentale, ma secondo il principio della causalità circolare, non si può sapere quante sediette si possiedono fino a quando non ci si mette alla prova...
    Sempre seguendo la saggezza antica "cada hosa a tempus suo", ogni cosa a suo tempo: ciò che preoccupa non è il fatto che ogni tanto i ragazzi trasgrediscano (è loro "dovere"), ma che lo facciano ad un'età molto precoce e con modalità eccessive.

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